Saperi e mestieri dell’artigianato

L’artigianato artistico e tradizionale della Calabria è da sempre una reale testimonianza di importanti elementi endogeni, quali: storia, arte, tradizioni, economia, cultura.
Gerace, antico borgo medievale, oltre ad essere un luogo di storia, cultura e fede è anche un luogo di grandi artisti e maestri che hanno fatto delle proprie abilità manuali un elemento che ha contraddistinto la manifattura geracese.
Diverse sono le attività di artigianato che si sono radicalizzate nel territorio, rappresentando ancora oggi una vera e propria fonte attrattiva per il nostro paese, in particolare troviamo la produzione di ceramiche e la tessitura al telaio con antiche fibre vegetali come la ginestra o il lino.
Fondamentale è l’opera dei maestri artigiani del luogo che negli anni si sono adoperati per tramandare il sapere delle lavorazioni antiche, in modo da mantenere vivo e custodire questo immane patrimonio artistico e culturale che rischia di scomparire. L’obiettivo di questo progetto è stato quello di riportare alla luce le antiche tradizioni che rappresentano i tratti distintivi di questa comunità, rafforzando tutti quegli aspetti e peculiarità intangibili, che costituiscono la ricchezza maggiore detenuta da un popolo e da un territorio, elementi che consentono di potenziare il senso di appartenenza alla comunità con cui non si condivide solo il territorio, ma anche la storia e i valori che hanno portato alla creazione di quell’identità culturale.

Ceramica, creta e argilla

La produzione di ceramiche e di terracotta nel territorio di Gerace è fortemente influenzata dalla tradizione e dagli influssi delle popolazioni che hanno abitato il Paese nel corso dei secoli, dove tra tutti spicca l’ispirazione di fondo alla Magna Grecia con le famosissime maschere apotropaiche.
Lo sviluppo delle lavorazioni in argilla è però da attribuire alla necessità della vita quotidiana di un tempo per cui le maggiori produzioni erano volte alla realizzazioni di utensili domestici come anfore, vasi, pignatte, bumbulelle, ecc… La testimonianza più artistica in questo ambito invece è data dalle pinakes, tavolette in terracotta con rappresentazioni a bassorilievo, la maggior parte delle quali ripropongono il mito di Persefone, nel momento del rapimento della giovane dea da parte di Hades, Dio dell’oltretomba, su un carro tirato da cavalli alati.
La presenza dell’attività di “cretari” a Gerace trova attestazione in era angioina (XIV sec.), ma fu a partire dal XV secolo, età aragonese, che si può parlare di una vera e propria fioritura di quest’arte, tanto che Gerace, diventò centro ceramico di notevole importanza artistica e commerciale attraverso l’opera dei suoi grandi maestri vasai, esportando i suoi prodotti, il vasellame e le maioliche, in Sicilia, Napoli e Spagna.
Oggi un contributo fondamentale nel mestiere volto alla lavorazione delle ceramiche è quello attuato dai Fratelli Antonio e Giovanni Condò e da Susanna Campiti, che nei loro laboratori modellano la materia prima riportando alla luce la bellezza di creazioni uniche e inimitabili realizzate grazie alla sapiente manualità di veri e propri maestri.
I fratelli Condò all’interno del loro laboratorio realizzano: complementi d’arredo oltre che una vasta gamma di accessori eleganti e raffinati dove classico e moderno si incontrano; i quali rappresentano un vero e proprio fiore all’occhiello dell’attuale artigianato geracese conosciuto in tutta Italia. Tra le loro produzioni più conosciute oltre a quelle di intaglio, con piatti decorativi, vasi, sottovasi, portaombrelli e giare, troviamo alcune raffigurazione in bassorilievo di significative opere architettoniche presenti sul territorio, come la veduta esterna con le due absidi della Basilica di Gerace, il portale della Chiesa di San Francesco e le finestre bifore, ma anche una raccolta di animaletti, accuratamente rifiniti e colorati con tempere ad acqua, tra cui spicca il “gufo reale”, che insieme all’aquila è il simbolo del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Susanna Campiti, invece, unica donna vasaia a Gerace, ripropone nel suo laboratorio la tradizionale lavorazione al tornio di manufatti in argilla realizzando iconografie, oggetti e utensili che risalgono alla Magna Grecia. Tra le sue produzioni più conosciute oltre alle classiche realizzazioni di anfore e vasi, ecc. è possibile ammirare le maschere apotropaiche in terracotta tipiche della cultura greca, raffiguranti i volti degli antichi dei greci, molto utilizzati in passato per scacciare il male e allontanare le influenze negative.
Sono proprio questi maestri che rappresentano oggi il patrimonio immateriale più importante nell’ambito dell’artigianato della ceramica geracese, perché soltanto loro conoscono e custodiscono i segreti del mestiere e soltanto attraverso il loro impulso è possibile tramandare non solo il mestiere in sé ma anche la maestria, la sapienza, la tradizione, la storia, la cultura e la bellezza di cui la lavorazione della ceramica è impregnata.

Telaio

Un altro dei più antichi mestieri diffusi in tutta la Calabria, e praticato a Gerace, è quello della tessitura, infatti, il telaio può essere ritenuto lo strumento che più di tutti rappresenta l’identità storica collettiva di tutto il popolo calabrese, che fece propria la lavorazione di diverse fibre naturali tra cui la ginestra.
I prodotti ottenuti dalla tessitura al telaio, abbinati e rifiniti dal ricamo sono realizzati sapientemente dalle majstre che ancora oggi custodiscono i segreti del mestiere tramandato oralmente da madre in figlia.
Il lavoro al telaio rappresenta una delle più antiche forme di artigianato e richiede tempo e fatica, non solo per la tessitura, ma soprattutto per la preparazione dei filati, più o meno pregiati.
I principali filati utilizzati per la lavorazione al telaio sono: la lana, recuperata dall’allevamento delle pecore, la seta, derivante dall’allevamento del baco da seta  (“a notricata”), il lino, ottenuto dopo lunghi passaggi dalla coltivazione della pianta di lino, e la ginestra, filato grezzo ottenuto dalle piante di ginestra che crescevano lungo i dirupi e i sentieri del paese. Filati che a loro volta potevano essere tinteggiati con diversi colori ottenuti dalla natura presente sul territorio, ad esempio mediante l’utilizzo di infusi preparati con piante, radici, fiori e frutti.
Nel corso degli anni questa tradizione del telaio è andata un po’ spegnendosi, tuttavia grazie ad alcune iniziative messe in atto da alcuni cittadini geracesi è stato possibile ridonare a quest’arte l’importanza che merita, riportando il marchio della tessitura calabrese ai vecchi allori.
La Cooperativa tessile “Aracne” è l’opera più importante messa in atto in questo campo, poiché mediante questa organizzazione si è tentato di unire l’eleganza e la ricercatezza di un atelier tessile di alta moda alla classicità delle lavorazioni fatte a mano rendendo quindi ogni abito e ogni prodotto realizzato unico, ponendo particolare attenzione sull’alta qualità dei prodotti e sulla sostenibilità con cui questi vengono realizzati.
La cooperativa contemporaneamente al recupero dell’arte della tessitura, che veste anche una grandissima importanza dal punto di vista antropologico, si è anche impegnata nello studio dei disegni che impreziosiscono e rendono unici i loro tessuti e le loro produzioni. I disegni riscoperti sono per lo più di origine greca e bizantina e sono rappresentati principalmente da simboli geometrici e floreali, i quali assumono significati di buon auspicio, augurando fertilità alla donna che andava in sposa oppure abbondanza nel raccolto o ancora simboleggiavano la giustizia, più in generale si può tranquillamente affermare che i disegni e le fantasie presenti sulle antiche lavorazioni realizzate al telaio dalle majistre e tramandate da generazione in generazione avevano il compito di rappresentare la bellezza e l’eleganza.

Anna Rodinò